Dieci sconosciuti si risvegliano su un’isola deserta, senza memoria e senza nulla a parte i vestiti che indossano. Riusciranno a collaborare per sopravvivere in un ambiente sconosciuto e ostile o si lasceranno dominare dai più bassi istinti? 

Il nostro cinefilo impertinente oggi ci parla di THE I-LAND, nuova miniserie thriller disponibile su Netflix.

Genere: Thriller - Fantascienza
Ideatore: Neil LaBute
Scenografia: Harry Brar
Produttore: Kate Bosworth, Morris Chapdelaine, Petros Danabassis, Natalie Martinez, Kate Bosworth
Produttore esecutivo: Chad Oakes, Mike Frislev, Neil LaBute
Casa di produzione: Nomadic Pictures Entertainmen
Musiche: Emily Rice
Costumi: Adejoké Taiwo
Attori: Kate Bosworth, Natalie Martinez, Ronald Peet, Kyle Schmid, Gilles Geary, Sibylla Deen, Anthony Lee Medina, Kota Eberhardt, Michelle Veintimilla, Alex Pettyfer
Anno: 2019
Paese: USA
Puntate: 7
Distribuzione: Netflix

Sinossi: La serie racconta la storia di dieci persone che si svegliano su un'isola deserta senza alcun ricordo di chi sono o di come sono arrivati, allora si mettono in cammino per cercare di tornare a casa. Scoprono presto che questo mondo non è come sembra. Di fronte alle sfide psicologiche e fisiche estreme dell'isola, devono dare il meglio di sé per sopravvivere e per non morire.


Bentrovati a tutti,
recentemente Netflix ha tentato di sedurmi con una serie tv che onestamente sulla carta mi sembrava decisamente promettente.
Dieci sconosciuti presi da ogni estrazione sociale che si ritrovano su un’isola deserta, senza memoria e senza nulla tranne i vestiti che indossano.

Ora, sono un po’ un fan delle serie e dei programmi a tema sopravvivenza quindi leggere il trafiletto di Netflix aveva stimolato una certa curiosità, però proprio perché sono un fan sono anche abbastanza sensibile circa le cavolate di sceneggiatura che si possono verificare quando a scrivere la trama è qualcuno che di sopravvivenza non ne capisce un accidente.
A tal proposito devo ammettere che la sopravvivenza con questa serie tv non c’entra proprio un cavolo. E per fortuna, perché i primi quaranta minuti (quelli effettivamente ambientati sull’isola) sono stati uno strazio: fra gente che non si ricorda nemmeno come si chiama ma che si orienta tranquillamente in mezzo alla giungla, persone che cacciano e pescano come se fossero dei professionisti, banane e frutta che compaiono a caso ecc... 
Uno strazio.


L’unica cosa a mantenere vivo l’interesse era una sorta di mistero che avvolgeva l’isola: il fatto che ogni tanto riuscissero a disseppellire degli oggetti, il ritrovamento di cartelli con messaggi criptici rivolti a loro, edifici abbandonati, la ricorrenza del numero 39, insomma, un po’ di trama secondaria che male non fa.
Sfortunatamente verso la fine della prima puntata (e ripeto, la prima puntata) la protagonista si risveglia in una struttura di detenzione e scopre che l’isola era solamente una realtà virtuale dove lei e altri nove prigionieri erano stati mandati per sperimentare la possibilità di dare una seconda chance ai condannati.


«E tutte le robine curiose? I messaggi? I cartelli?». Idee goliardiche dei programmatori per mettere alla prova i protagonisti.
Ho spento la tv.
Sì, che fosse un po’ una cazzata si capiva abbastanza bene anche all’inizio, e per rimanere in tema: una chance si da a tutti. Una però.
Voto 1

L’amichevole GM di quartiere.

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