Un
romanzo che lascia un segno profondo procurando sensazioni molto forti nel lettore…
Vi
avvisiamo che la recensione che seguirà CONTIENE SPOILER.
Leggete
a vostro rischio e pericolo!
Genere: Romance Contemporaneo
Casa editrice: De Agostini - Bookme
Data di Uscita: 15 Settembre 2015
Prezzo: € 14.90 - Ebook € 7.99
Casa editrice: De Agostini - Bookme
Data di Uscita: 15 Settembre 2015
Prezzo: € 14.90 - Ebook € 7.99
Sinossi: Un incontro fugace al supermercato e Fiona Palmer si ritrova di colpo
con il cuore in subbuglio. Perché il tipo che le viene incontro con un sorriso,
senza traccia di fede al dito e con il cestino mezzo vuoto da single incallito,
altri non è che Henry Morgan. Il professor Morgan, l’uomo che quindici anni fa,
tra i banchi del liceo, ha fatto di lei una studentessa precoce in ogni senso,
regalandole il brivido di una seduzione proibita. E ancora oggi Fiona non può
fare a meno di chiedersi se quella antica e bruciante avventura non fosse in
realtà il Grande Amore, lo stesso che lei, legata senza troppo entusiasmo
all’affidabile Dave, in fondo non ha mai smesso di cercare. Qualche bicchiere
di vino e una cena in nome dei vecchi tempi: è quanto basta a riaccendere il
fuoco di una passione che, questa volta, non ammette ipocrisie né mezze misure.
Ma nel gioco di sovrapposizione e rimandi tra passato e presente, qualcosa non
torna. E se le cose tra Fiona e il professore non fossero andate come lei ha
sempre creduto? Appassionante e controverso La ragazza che ti amò due volte è
un thriller dei sentimenti, un’indagine coraggiosa tra luci e ombre di una
storia troppo sincera e implacabile per non essere vera.
- CONTIENE SPOILER -
Questo
romanzo mi ha fatto vivere le sensazioni più opposte. Il titolo mi piace, lo
scelgo, lo compro, lo lascio lì per due settimane circa per malattia. Poi lo
prendo in mano e inizio a leggerlo. Continuo la lettura leggermente infastidita
da un’ovvietà di fondo che nel romanzo sono quei modi di dire che sentiamo ogni
giorno. Non leggo più di un capitolo al giorno perché annoiata. Lo definisco il
romanzo della normalità, o meglio, dell’aspettativa di fuga da quella normalità
che gli altri si aspettano da noi, che in fin dei conti, non mi intriga.
Poi
arriva il momento di svolta, la velata denuncia di un crimine che coinvolge un
minore, anzi tre, forse di più. La rabbia per questo personaggio maschile,
Henry, è qualcosa di quasi indescrivibile. Prima cerchi di capire la sua
dinamica nelle relazioni interpersonali e poi, alla fine, scopri che dietro il
suo sorriso affabile, i suoi modi educati, la sua cortesia si cela ‘il lupo
cattivo’ che adesca ragazzine in difficoltà, le circuisce, ottenendo quello che
vuole nella maniera più vile possibile. Riesce a farsi donare l’amore vero e
sincero di ragazzine forse alla loro prima cotta e poi le lascia andare.
‘La
ragazza che ti amò due volte’ è un titolo romantico. Ho immaginato un ritorno
di fiamma. Un amore che era destinato a sopravvivere , forse perché qualcuno o
qualcosa ha impedito a questo sentimento di sbocciare e di attecchire nei cuori
dei protagonisti. Niente di più sbagliato. Henry Morgan è malato, gravemente
malato ma di quelle malattie subdole e complicate che ti colpiscono al cervello
e non ne esci da solo. Mi sento anche io in colpa per aver provato, a volte, persino
compassione per quest’uomo che sembrava che nessuna donna capisse. Invece alla
fine glieli avrei strappati personalmente i cosiddetti ‘attributi’ perché
dall’alto della sua esperienza ha osato toccare delle ragazzine che dell’amore
e del sesso sono ancora a digiuno. Da qui si capisce anche che la scelta delle
proprie vittime non è casuale.
La
rabbia sale perché leggi, sotto forma romanzata, fatti non estranei alla
cronaca. Il romanzo è come se svelasse il dietro le quinte di un uomo malato e
della sua malattia ma filtrato dalle parole di una delle sue vittime.
Il
libro è scritto sotto forma di lettera aperta della vittima al suo amante.
Ripercorre e analizza tutti gli avvenimenti che li ha coinvolti, sottolineando
anche alcuni passaggi che, come fa notare l’autrice, erano passati inosservati
in giovane età. Ma ora, con la maturità dell’esperienza, ti rendi conto che i
segnali per fuggire c’erano. Le porte sono state spalancate ma la fuga non c’è
stata perché non è stata capita la reale situazione. Questo romanzo ha tutti i
tratti del genere psicologico fatto per i lettori. Siamo noi che facciamo
autoanalisi e dopo la facciamo sulla situazione proposta. E non so se è perché
mi sono fatta coinvolgere troppo, ma covo ancora tanta rabbia dentro.
Un
altro punto di riflessione: la fuga dalla normalità. Fiona vuole fuggire da
quello che è diventata perché non è entusiasta della sua vita, della normalità
del suo lavoro, del suo matrimonio - che
la protagonista descrive quasi come se
fosse stata spettatrice immobile della sua vita - e compie delle scelte
decisamente azzardate. A mio avviso sono comprensibili le sue scelte di vita e
riceve tutta la mia solidarietà. L’unica fortuna è che all’età di trent’anni è
ancora nel fiore degli anni per reinventarsi e vivere con delle nuove
aspettative perché dopo la sua seconda volta c’è bisogno di resettare, se non
propri dimenticare e continuare a vivere con le cicatrici che ti sono rimaste,
sia fisiche che psicologiche. Sono ferite difficili da gestire perché ci rendiamo
conto che non possiamo accusare solo l’altro. Abbiamo anche noi la nostra dose
di colpa ed è questo forse l’aspetto più rivoltante della situazione. Ancora
una volta abbiamo la conferma che l’aiuto di un marito innamorato e di amiche
sincere è inestimabile.
Il romanzo è ben scritto. Ho sottolineato molti
passaggi. Ho riflettuto molto. Ma la doccia fredda mi è arrivata con la frase
conclusiva di tutto il romanzo. Sette parole che mi hanno svelato la realtà,
che mi hanno disturbato, accecato dalla rabbia e anche rattristato molto. Ho
fatto fatica a prendere sonno quella sera in cui l’ho finito. E il senso di
fastidio permane perché questo non è solo un romanzo, è una lunga pagina di
diario dei segreti.
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